Appunti sull’avanguardia ceca del primo Novecento

L’avanguardia ceca di inizio Novecento fu profondamente influenzata da due fattori in particolare: l’apporto delle arti figurative e lo sguardo alla scena europea (e a quella francese, nello specifico).
Numerose, infatti, sono le esposizioni artistiche che si susseguono nel primo decennio del ‘900, aprendo la strada a una rivoluzione che sarà prima pittorica e poi poetica: se già un segnale d’inizio è dato dall’esposizione del 1905 delle opere di Edvard Munch presso la galleria praghese Mánes, un importante contributo allo sviluppo dell’avanguardia ceca sarà quello delle esposizioni dei simbolisti francesi, degli espressionisti boemi del gruppo degli Otto (Osma) e soprattutto dei pittori cubisti1. Come ricorda Angelo Maria Ripellino, infatti, “il poetismo di K. Teige e V. Nezval affonda le sue radici nel cubismo. La loro aspirazione a una forma sintetica, alla purezza del colore, all’autonomia dell’opera dal modello naturale riecheggia più tardi nei giovani poeti2”. D’altra parte, il felice panorama avanguardistico prebellico, aperto e internazionale, subirà inevitabilmente una battuta d’arresto durante la Prima Guerra Mondiale. L’attività culturale perderà la sua intensità, ma sarà allora che il cubismo troverà maggiormente la sua ragion d’essere: alla distruzione e al massacro dell’uomo in carne e ossa corrisponderà adesso la distruzione sistematica dell’oggetto, la cui forma si moltiplica e riverbera, disgregando la percezione unitaria del corpo3. Ed è sempre nel dinamismo cubista, costruttivo, che agisce la cultura avanguardistica ceca, e non in quello di stampo futurista, dalle forti componenti aggressivo-distruttive4.
L’ambiente culturale ceco, comunque, rivivrà presto il fermento che si era parzialmente interrotto a causa della guerra: stavolta, però, si radicherà con ancora più consapevolezza negli intellettuali cechi, che trasformeranno di fatto l’esperienza traumatica della Prima Guerra Mondiale in nuova linfa per la rivoluzione poetica5. D’altronde, in questa parte d’Europa, i presupposti storico-politici erano anche diversi dal resto del vecchio continente: nel 1918, infatti, mentre altri Paesi raccoglievano i cocci di una guerra senza precedenti, la Prima Repubblica Cecoslovacca annunciava finalmente la propria indipendenza dopo quasi quattrocento anni di dominazione austro-ungarica6.
L’anno 1920 è emblematico del rinnovato fermento culturale. È questo l’anno di pubblicazione della raccolta poetica Francouzské poesie nové doby (Poesia francese moderna), curata e tradotta da Karel Čapek che, forte dell’esperienza di formazione vissuta insieme al fratello Josef nella capitale francese tra il 1910 e il 1911, in cui aveva avuto occasione di entrare in contatto con le avanguardie più innovative dell’epoca, fa confluire in questo volume poesie di Baudelaire, Vildrac e soprattutto Apollinaire (per citarne solo alcuni). La lettura di questa raccolta, per i giovani poeti cechi del tempo, sarà epifanica e accelererà ancor di più la rivoluzione poetica i cui semi stavano già germogliando nel ricco contesto culturale boemo dell’epoca7.
Dal 1921 in poi, infatti, prolifereranno una serie di manifesti artistici e letterari che accenderanno il dibattito intorno alle nuove forme espressive, sancendo così l’inizio della stagione più florida dell’avanguardia poetica ceca.
È intorno al 1922 che viene pubblicato il manifesto del Devětsil, il cui nome risulta già programmatico: se il termine può essere facilmente tradotto in italiano come ‘farfaraccio’ – pianta officinale dalle proprietà curative –, questo reca in sé due etimi significativi per il movimento, ossia devět (in ceco: ‘nove’, quanti erano i promotori del movimento) e sil (legato a síla, ossia ‘forza’). Il Devětsil, che si esprimerà attraverso varie riviste, tra cui «Disk», prende ispirazione dalla poesia proletaria dell’est Europa, che stava generando in quegli anni molto entusiasmo, e si propone di fonderla con i semi delle avanguardie nascenti. Karel Teige, grafico, teorico di estetica e del movimento, al riguardo scriverà: “La bellezza della nuova arte è di questo mondo. È compito dell’arte […] creare bellezze analogiche e cantare nelle immagini vertiginose e con i ritmi impensati delle poesie TUTTE LE BELLEZZE DEL MONDO8”.
Nella sua configurazione originaria, però, il Devětsil avrà vita relativamente breve: questo non vuol dire, comunque, che gli interessi che aveva manifestato andranno perduti. A raccoglierne l’eredità saranno, in realtà, quasi gli stessi personaggi che lo avevano animato da protagonisti e che faranno confluire tale eredità in un rinnovato movimento poetico: il poetismo9.
Sarà proprio Karel Teige, già teorico del Devětsil e figura chiave nello sviluppo dell’avanguardia ceca, a gettare le basi teoriche del nuovo movimento, il cui atto di nascita può essere datato al 1924, con la pubblicazione dello scritto Poetismus sulla rivista «Host» (e firmato da Teige). Il manifesto più rilevante del poetismo sarà, però, quello del 1928, in cui verrà definito chiaramente il programma del movimento: più che di una corrente letteraria, difatti, si potrebbe parlare piuttosto di una visione del mondo o di uno stile di vita. I poetisti rimarcano il primato della poesia, intesa non come scrittura in versi, ma come insieme di tutte le arti il cui nucleo sia la poiesis, la creazione. Ne consegue una visione ottimistica ricca di meraviglia davanti al mondo contemporaneo, attraverso la quale è effettivamente possibile rigenerare “tutte le bellezze del mondo”. Tale visione totale dell’arte si esprimerà anche sulla pagina: le riviste intorno alle quali graviteranno i poetisti, tra cui «ReD» e «Pásmo», infatti, hanno “l’aspetto d’una galleria e d’un compendio di arte contemporanea10”. Collage, fotomontaggi, illustrazioni, sperimentazioni tipografiche e poesie – che rivendicano anche l’uso della rima, a differenza di come stava avvenendo altrove in Europa, affinché la lingua ceca potesse “giocare” con sonorità nuove – raggiungono livelli di espressione e congiunzione estremamente liberi e felici, a riprova dello stretto legame tra le arti figurative e l’avanguardia ceca.
Verso la fine degli anni ’20, però, il gruppo poetista praghese inizierà a cambiare la sua concezione artistica. Nel 1924 (lo stesso anno del primo manifesto poetista in Cecoslovacchia) era stato pubblicato il Primo Manifesto Surrealista di André Breton in Francia: l’eco delle idee rivoluzionarie di quello scritto arriverà ai poeti cechi contemporaneamente alle nuove teorie psicanalitiche. Ancora una volta lo sguardo alla scena europea cambierà le carte in tavola per i poeti boemi del tempo, che si riassesteranno su nuove posizioni, dando inizio a un “terzo tempo” dell’avanguardia: il surrealismo.
Il gruppo surrealista viene fondato in Cecoslovacchia nel 1934, in seguito alla pubblicazione del volantino Surrealismus v ČSR redatto da Vítězslav Nezval, che in precedenza aveva entusiasticamente sposato anche il progetto del Devětsil e del poetismo. A quel tempo era ormai stato pubblicato anche il Secondo Manifesto Surrealista in Francia (1930) e lo sviluppo dell’avanguardia ceca aveva raggiunto uno stadio di maturità piuttosto avanzato: quasi subito, infatti, il surrealismo ceco, seppur nato in stretta collaborazione con il movimento gemello francese, assumerà delle caratteristiche proprie che lo renderanno indipendente e forse ancora più incisivo sugli sviluppi letterari successivi rispetto a come sarebbe avvenuto in Francia11. In Boemia, ad esempio, il primo surrealismo non farà particolare uso della scrittura automatica e la sua produzione non si impernierà intorno alla realtà onirica in quanto tale: il gruppo praghese, più che sostituire la realtà esterna, infatti, cercherà di provocarla e spingerla verso nuove trasformazioni magiche12. D’altra parte, alcune caratteristiche del surrealismo erano state già presenti nel poetismo, come la tendenza a un’espressione spontanea della fantasia senza schemi logici, la libera associazione di immagini e il desiderio costruttivo di produrre una realtà assoluta (che in Breton si configura come surrealtà).
Protagonista assoluto del movimento surrealista ceco sarà il già citato Vítězslav Nezval, personalità prorompente che utilizzerà l’espressione irrazionalità concreta per rivendicare la funzione critica che il pensiero irrazionale deve esercitare sulla realtà13. Emblema della sua produzione surrealista sarà la raccolta Žena v množném čísle (in italiano La donna al plurale, edito da Einaudi nel 2002, a cura di Giuseppe Dierna). Qui, attraverso un’architettura composita derivata dalla flânerie per la città e le vetrine, “il corpo della donna si sfrangia in una moltitudine di frammenti singoli, in complesse immagini autoreferenziali che la scrittura tende a isolare in una sorta di planimetria del desiderio14”.
Sarà proprio pensando a Nezval che Jaroslav Seifert (1901-1986), altro grande protagonista della più florida stagione avanguardistica e ad oggi unico – purtroppo – premio Nobel per la Letteratura ceco, scriverà queste parole nelle sue memorie:
“Credo o forse, per essere sincero, ho soltanto la sensazione che quel che viene comunemente chiamato poesia sia un unico grande mistero di cui il poeta, ogni poeta, svela qualcosa, poco o tanto. Poi depone la penna o chiude la macchina da scrivere, rimane assorto nei suoi pensieri e verso sera muore.15


1 Tra i più significativi ricordiamo Bohumil Kubišta, che si augurava l’avvento di una pittura “paneuropea”, e Josef Čapek, fratello del forse più famoso Karel Čapek, che fu anche prolifico scrittore e notevole teorico d’arte, a riprova dell’indissolubile legame tra teoria e pratica artistica nella Cecoslovacchia di inizio Novecento.
2 Angelo Maria Ripellino, Storia della poesia ceca contemporanea, e/o, Roma, 1981, pag.8.
3 Cfr. Annalisa Cosentino, Storie di Praga. Un percorso nella cultura ceca, Hoepli, Milano, 2021, pag. 136.
4 Cfr. Ivi, p.131.
5 Si era avuto comunque un preludio della nuova ricerca poetica anche prima dell’avvento della guerra. Volendo considerare solo due esperienze più significative ricordiamo, ad esempio: il manifesto di Česká moderna (Manifesto del modernismo ceco) del 1895, che pone l’accento sull’individuo come artista e critico, nel solco dell’avanguardia; e la pubblicazione dell’Almanacco del 1914, avvenuta nel 1913, in cui si introduce il verso libero e si afferma il dinamismo del mondo moderno, rivalutando anche i generi ritenuti “bassi”. Più tardi l’attenzione a questi generi costituirà un elemento importante dell’avanguardia ceca.
6 Ed erano molteplici i motivi per cui questo evento avrebbe generato una significativa ondata di ottimismo: uno tra tutti è l’elezione del primo Presidente della Repubblica Cecoslovacca, Tomáš Garrigue Masaryk, illustre filosofo e sociologo che negli anni precedenti aveva sostenuto con forza il cecoslovacchismo.
7 Vítězslav Nezval, al riguardo, scriverà: “Prima del 1920 la poesia non mi aveva mai parlato con voce più singolare e più intensa di quella degli Apollinaire, Vildrac, Fort, Birot, Jammes di Čapek. Non riesco a immaginarmi il mio sviluppo poetico, lo sviluppo poetico di Jiří Wolker e dei nostri amici senza il magico volumetto nel quale Karel Čapek seppe trovare in modo del tutto anonimo un nuovo clima miracoloso per la poesia in lingua ceca.” (Vítězslav Nezval, Průvodce mladých básníků, in Francouzská poesie nové doby, edizione del 1940, p.15. Citato in A.M. Ripellino, Storia della poesia ceca contemporanea, cit., p.13)
8 Karel Teige, Umění dnes a zítra, in Revoluční sborník Devětsil, Praha, Vortel, 1922, p.202. (Citato in A. Cosentino. Storie di Praga. Un percorso nella cultura ceca, cit., p.130)
9 František Šalda, a proposito del trait d’union tra Devětsil e poetismo scriverà: “Esistono un intimo rapporto e una parentela tra poesia proletaria e poesia poetistica: esse sono il dritto e il rovescio della stessa medaglia. Dietro le due tendenze sta infatti la stessa mentalità, lo stesso attaccamento alle cose della vita […]”. (František Šalda, Krásná literatura česká v prvním desetiletí republiky, in Kritické glosy k nové poesii české, 1939, p.12. Citato in A.M. Ripellino, Storia della poesia ceca contemporanea, cit. p.36)
10 A.M. Ripellino, Storia della poesia ceca contemporanea, cit., p.41.
11 Il surrealismo praghese, infatti, può essere pensato come un detonatore di esperienze della letteratura ceca del Novecento. Per citarne solo alcune, ricordiamo la Skupina 42 (Gruppo 42), il neopoetismo di Hrabal, il realismo totale di Bondy. (Cfr. Alessandro Catalano, “Una parola magica e ammaliante”. Il surrealismo ceco nei primi anni del dopoguerra. In eSamizdat, vol.1, 2003, p.73)
12 Cfr. Giuseppe Dierna, Su Valeria, Nezval, Max Ernst e il collage. Il primo surrealismo tra Praga e Parigi. In Europa Orientalis, vol. 2, 1983, pp.46-47.
13 Cfr. Sylvie Richterová, Radici e metamorfosi del surrealismo praghese dagli anni Trenta agli anni Sessanta. In Europa Orientalis, vol.2, 1983, p.129.
14 Giuseppe Dierna, I volti della donna: moltiplicazioni, scomposizioni e donne al plurale nel surrealismo nezvaliano tra Praga e Parigi. Introduzione a La donna al plurale, Einaudi, Torno, 2002, pag. xxx.
15 Jaroslav Seifert, Všecky krásy světa, Dílo Jaroslava Seiferta, vol.15, a cura di Marie Jirásková, Praha, Filip Tomáš-Akropolis, 2015 [1981], pp. 90-91. (citato in: A. Cosentino, Storie di Praga. Un percorso nella cultura ceca, cit., p. 125)