Fotografia e Presenza

La luce, ovunque cada, ha la capacità di creare e di portare la realtà, così creata, all’attenzione di un osservatore al quale è richiesta solo una cosa, la più importante, la presenza.
Lo sguardo dell’autore cerca di farsi quella luce raccogliendo immagini in maniera diretta, da riproporre poi allo spettatore in un’immediatezza che mira ad attivare i processi della percezione e della presenza dell’osservatore, in un racconto fotografico che è come un passeggiare senza una destinazione definita.
Come insegna il maestro buddhista Thich Nhat Hanh “Quando pratichiamo la presenza mentale degli oggetti esterni, anche la conoscenza di questi oggetti è mente. Perciò, la contemplazione della natura interdipendente di tutti gli oggetti è al tempo stesso contemplazione della mente”. [1] E ancora “La contemplazione dell’interdipendenza è un’approfondita esplorazione dei cinque aggregati – 1. Forme corporee e fisiche, 2. Sensazioni, 3. Percezioni, 4. Processi mentali, 5. Coscienza – che mira a comprendere la vera natura, che mira a coglierli come parte del grande corpo della realtà e a prendere atto che il grande corpo della realtà è indivisibile”. [2]
Così, le persone i luoghi e gli oggetti fotografati non hanno valenza per quello che sono ma per la relazione con l’osservatore. Come se non esistessero finché non vengono colti e portati alla coscienza, che a sua volta si attiva in questa relazione.
Nel momento in cui ciò accade, si crea la realtà soggettiva, dove ognuno è autore del proprio mondo.
Anche il girovagare per luoghi conosciuti, i soliti luoghi della propria città, attivando però un processo meditativo, può trasformare questo cammino in un percorso alla ricerca di qualcosa di più complesso di una bella immagine da fotografare. Diventa cioè un esercizio alla ricerca della presenza, quella propria, in quel luogo in quel momento. Passa così in secondo piano quale sia il luogo, perché si mira solo a cogliere ciò che “ci” capita in quel preciso momento. Che poi è la vita, e le fotografie così “viste” sono la testimonianza che ci resta di quella presenza, dell’esistenza stessa, che continua a scorrere.

[1] Il Miracolo della Presenza Mentale, Ubaldini Editore
[2] Ibid.