Intervista a L’Equivoco: rubrica di dialogo fra riviste
L’Equivoco è una rivista letteraria o, per meglio dire, una rivista di “fraintendimenti letterari”. Nata poco più di un anno fa, mette la coralità al centro del discorso, tanto da accompagnare un’illustrazione a ogni testo, facendo dialogare immagine e testo, parole e immagini, autori e lettori. Con quest’intervista si apre una rubrica di dialogo fra riviste che ha lo scopo di addentrarsi ancora di più nel bellissimo e nascosto mondo della letteratura contemporanea.
1. «L’Equivoco» ha da poco compiuto un anno e lo ha celebrato con la produzione del primo PDF, ora disponibile online. Come nasce «L’Equivoco»?
L’Equivoco nasce come tante altre realtà letterarie e editoriali: in un pub. Più precisamente, da una chiacchierata con un amico. Si discuteva e vagliava la possibilità di creare uno “spazio” culturale – in particolare letterario – per dare voce ad autori e artisti che sentono la necessità di “emergere” attraverso le parole e le immagini. La persona in questione buttò subito nella mischia un nome che era “Luce” e io dissi: «è facilmente Equivocabile». Da lì l’idea: qualunque cosa sarebbe diventata si sarebbe chiamata L’Equivoco.
Una volta scelta la forma rivista, studiate le altre riviste presenti nel panorama italiano e delineato il progetto, ho contattato Giovanna, Giulia e Stefano – che già conoscevo – per coinvolgerli (più o meno a gennaio 2023) e, dopo diversi incontri e riunioni online, il 2 maggio abbiamo pubblicato il primo racconto.
2. La vostra è una “rivista di fraintendimenti letterari”. Cosa intendete, esattamente?
L’idea della rivista si poggiava e poggia sul concetto di testo come luogo d’interpretazione. Il racconto o la poesia hanno un’idea da comunicare che viene interpretata e spesso fraintesa dal lettore e dalla lettrice. Tutto ciò per me e per gli altri componenti della rivista è affascinante e degno di essere esplorato. Non pensavamo che l’idea di creare degli Equivoci sarebbe stata presa così alla lettera da autori e autrici ma a un certo punto – già dai primi invii in realtà – abbiamo notato come uno degli elementi principali delle loro storie fosse appunto la presenza di un equivoco. Questo dimostra che c’è del potenziale positivo nel fraintendimento e, di conseguenza, bisogno di prestare attenzione alle idee degli altri e alle proprie: siamo grati a chi ha fatto delle proprie parole dei veicoli di interpretazioni per i lettori che hanno così l’imbarazzo della scelta.
3. Da chi è composta la vostra redazione e come gestite il lavoro redazionale della rivista?
Siamo, per il momento, cinque. Oltre a me, in ordine alfabetico: Giulia Bassanello, Giovanna Galletta, Antonio Semproni e Stefano Settimi.
Ci occupiamo tutti degli aspetti redazionali ma io e Antonio siamo gli editor di riferimento. Su Antonio vorrei raccontare un breve aneddoto che, a mio parere, incarna la forza e le possibilità, in termini di rapporti umani, che offrono le riviste letterarie. A giugno 2023, quindi un mese dopo l’uscita, il caro Semproni ci invia un racconto (Il maestro) che decidiamo subito di pubblicare. Dall’editing in poi abbiamo cominciato a sentirci, ci siamo incontrati – ovviamente in un pub –, abbiamo approfondito il nostro rapporto e ad aprile di quest’anno è entrato a far parte di questa piccola redazione. Un’amicizia nata tramite l’amore per la letteratura, catalizzata da una passione comune.
Tornando ai “ruoli” (uso le virgolette perché sono più o meno flessibli): Giulia si occupa principalmente della gestione social, Giovanna dell’aspetto grafico – che è molto importante in una rivista che ha una forte impronta estetica e che fa delle illustrazioni un altro passo verso gli equivoci –, Stefano gestisce – magnificamente – il nostro sito web e, a breve, diventerà il nostro correttore di bozze di riferimento. Tutti i testi infatti vengono prima valutati, poi, se accettati, editati e infine rivisti da una seconda persona per un controllo che riguarda l’individuazione di refusi e l’applicazione delle norme redazionali che presto renderemo pubbliche.
4. Una domanda un po’ provocatoria, da rivista a rivista: che bisogno c’è di una rivista letteraria, oggi? E cosa manca nel mondo delle riviste letterarie/culturali?
Di base? Nessuno. Eppure, a volte penso che siano indispensabili perché intercettano nuove voci, nuovi modi di vivere la scrittura, offrono uno sguardo (o più sguardi) sulla contemporaneità – e non solo.
Nel mondo delle riviste letterarie, a mio parere, manca un po’ di coraggio. Una cosa che è urgente è l’affrancarsi dalle case editrici: le riviste non dovrebbero essere soltanto serbatoi e fare un lavoro di scouting che termina con la pubblicazione presso un marchio editoriale. Dovrebbero invece mantenere una loro autonomia e pensarsi come realtà indipendenti; non dovrebbero essere sfruttate ma fungere da collaboratori di spicco delle realtà editoriali. Manca poi un importante sodalizio tra una rivista e l’altra. Questa vostra iniziativa di intervistare le riviste e dialogare con esse è qualcosa che mi fa sperare che ci possano essere occasioni di collaborare con altre riviste. Per il resto vedo un’assenza di unione d’intenti e di occasioni per conoscersi e fare Rivista insieme.
5. Avete delle riviste letterarie o culturali di riferimento o amiche, di cui apprezzate particolarmente il lavoro?
Diverse. Su tutte direi L’Appeso, Gelo, Malgrado le mosche, Crack e Altri Animali, ma ce ne sono altre. Ho scelto queste perché trovo che facciano lavori molto differenti e apprezzabili per la varietà di contenuti e approcci alle forme – anch’esse variegate – di scrittura.
6. Qual è il prossimo progetto o la prossima ambizione de «L’Equivoco»?
La prossima ambizione è senz’altro rimanere in vita, come individui e come rivista. Non è del tutto una battuta: sappiamo che è molto complicato far coincidere impegni personali e impegni che riguardano il progetto. Noi editiamo e pubblichiamo quattro testi al mese – e ne leggiamo molti di più, oltre a rispondere sempre, anche in caso di rifiuto –, con grafiche e introduzioni alle letture che richiedono tempo. Parlando di progetti posso dire a chi ci legge/segue/osserva che stiamo lavorando a una call e che verrà annunciata all’inizio del 2025. Un altro progetto è quello di coinvolgere ulteriormente chi ci legge/segue/osserva ma non dirò altro. Dunque: occhi aperti e continuate a fare le cose messe tra gli slash!
Grazie per le domande, alcune complesse – e per questo più belle –, e per aver pensato a noi.