Le passeggiate del lettore solitario

Ho letto una pagina e la vita non mi è più interessata. Dopotutto, come poteva? Quella pagina era l’unica cosa di cui avevo bisogno, era fra quelle parole che aleggiava il mio senso. Non parlava di me, ma del tempo. Era uno di quei momenti in cui tutto scorre lentamente, in cui i secondi tendono ai minuti, e la vita si trascina via con la polvere sulle strade. In questo tempo da torpore, che languiva persino il vento, due ragazzi s’amavano. Non so come si chiamassero, né perché si amassero, lo facevano e basta. Tutto era semplice e lento, come il tempo, ed erano veri nel loro modo domenicale di amarsi. Lui le accarezzava i capelli, mentre lei guardava da una sedia un acchiappasogni blu e bianco che si muoveva svogliatamente nel vento. Forse le diceva qualcosa? Non ricordo. A metà della pagina già mi ero perso e navigavo sulle parole. Chissà se veramente c’erano un ragazzo e una ragazza che s’amavano, forse era un mio ricordo che, geloso di un altro protagonista, aveva deciso di insidiarsi nelle storie altrui. Amavo una donna una volta, ed il suo acchiappasogni vegliava sulle mie notti. L’avevo conosciuta su un regionale che portava all’università. Eravamo andati insieme ad una festa ed avevamo ballato scambiandoci la vita fra le dita. Ricordo il profumo della sua pelle, il contatto fra i miei capelli e l’incavo del suo seno. Avevamo visto insieme Modigliani, prima soli, poi con i nostri bambini. Ora siamo qui, su questa scogliera, ed affrontiamo insieme la prova del tempo che ci appassisce la pelle.
Se fosse accaduto sarebbe stato bello, invece era solo una storia letta nell’iride di un’estranea, nel caldo afoso di un treno. Forse ci eravamo appartenuti e non lo ricordavamo più, forse per un attimo abbiamo avuto lo stesso sogno. Ci siamo guardati un’ultima volta, e poi il treno ha portato via un ramo della mia vita, ciò che avrebbe potuto essere ma non era stato.
Quante possibilità esistono, mi chiedo, e nel frattempo volo via verso altri mondi. Com’è dolce provare nostalgia per gli amori persi nelle possibilità, muoversi fra gli arabeschi tessuti dal caso. Nel frattempo, s’è fatta notte ed ora sono stanco. La domenica sta passando ed il tempo sta accelerando di nuovo, sto invecchiando ma non m’importa. Ora non m’importa.
Passeggio steso sul mio letto, ho solo bisogno di una pagina ben scritta per le mie rêverie. E alla fine, della vita che necessità c’è? Non è questa la vita? Esisto fra le costruzioni discorsive. Potrebbero bastare questo vento e questa carta che svolazza per dare un senso a tutto. Mi sento leggero e mi libro via, mentre sottolineo delle parole sulla carta per ricordarmi un’emozione che non voglio perdere, ma che sto già perdendo a poco a poco. Mi nutro delle parole, unico vero propellente di questo corpo che non sa volare. E così va la mia esistenza, fra i miei giorni pari ed i miei giorni dispari, fra la leggerezza e la pesantezza, la vita esplosiva e la morte improvvisa.