Mio padre
Per nove anni sei stato quel vagito astratto
Lungo Corso Mazzini.
Nove anni mi hai sotterrato senza
Avvertire un tuo passo,
Sopra pagine scarabocchiate di Storia.
E te che sprofondi in mascheroni e carri
Per seppellire il fallimento
Ingravidato da mancate promesse,
Mentre continui ad avvelenarmi di blabla impaterni.
Pendoli dal ricatto all’incestuosa apparenza,
Quando cerco le tue mani
Cado ancora più
Giù.
Mio padre è stato per me l’assassino
Sei stata l’unica figura maschile che abbia colto briciole della mia coscienza, l’unica in cui mi riconoscevo: nei sorrisi invecchiati, mai compresi. Nella tua vita leggevo ogni voce dei miei ventiquattro anni: incompreso dalla famiglia, abbandonato alle cure d’un amore esterno per essere dimenticato ancora. Eravamo uguali: passeggiavi solitario nel tuo quartiere, tra notti insonni ad appassire in librerie ammuffite, a fantasticare città surreali.
Sì, era questa la mia virtù, fantasticare.
Fantasticare vite che non sapevo farmi, una famiglia che mi amasse per ciò che sono diventato.
Famiglia, bestemmia che ho dovuto ingoiare dalla nascita.
Le maestre ci ripetevano che mamma e babbo erano angeli custodi della nostra esistenza, che avrebbero dovuto accudirla con amore, non scopare la propria donna davanti a un dodicenne, picchiarla a piacimento perché libero di comandare e dettar legge tra mura marcite.
Allora ho visto ch’egli era un bambino,
Andò sempre pel mondo pellegrino.
Perché non dovevo reagire agli schiaffi di quell’essere che vedeva mia madre come oggetto da usare per svuotarsi le palle tra gemiti e pianti, dopo qualche minuto, lasciarla sul letto, grondante rancore o frustrazione di non poter reagire?
Mia madre tutti sentiva della vita i pesi.
Di mano ei gli sfuggì come un pallone.
Non dovevo nascere, lungo Corso Mazzini. Hanno iniziato a toccarsi e baciarsi, comandati da qualche calice di troppo.
Non dovevo nascere. Se mio nonno non si fosse imposto, mia mamma avrebbe avuto un futuro.
«Non somigliare – ammoniva – a tuo padre».
Ed io più tardi in me stesso lo intesi:
Eran due razze in antica tenzone.
Quella sera le mani sono andate in fondo e non solo le mani.