Per trattare forme gravi di schizofrenia

Non fate quella faccia, non ci sarebbe nulla di male in Svizzera o in Slovacchia.
Ah, non si dice “Slovacchia” anche per l’olfatto? Boh, strano, perché non spalmo i plumcake con la coda dei chow chow, anche se, avendo deglutito da poco mia madre, potrei pure friggermeli quattro cani in padella.
Da ragazzino camminavo a testa alta, per fissare le Egadi, e non mi accorgevo delle code di cane di cui le strade della mia città erano, e sono, disseminate. Da bambino, dicevo, quando tornavo a casa pieno di code, mia madre mi macinava di vergate, dopo avermi incendiato le suole. Mi gonfiava anche quando tornavo tumefatto per le botte prese dalle ragazzine, che mi circuivano con un «Ciccio molla, ora fa la pasta frolla!». Per un po’ ho provato a farmi rispettare, ma ne prendevo di più. Allora ho smesso. Mamma quindi mi pedalava anche quando cadevo con la bici, sfrigolandomi le ginocchia. O fregavo le code o mi riducevo in popcorn. Che non vi venga in mente, come ha fatto qualcuno, di darmi dello Chef de Partie! Sono un attempato playboy, preoccupato dalla decadenza delle bustine: lasciatemi tirare in pace. Smisi quindi di guardare le nuvole e cominciai a contare i capezzoli. Funzionò: mi pestavano in nero. In bicicletta non sono più andato, mamma l’ha chiusa nel frigo: «Con quello che costa, meglio congelarla». È ancora lì, struggente. Non so perché divago prima di fornirvi la crème. Forse perché nel finale appare Prodi alla seduta spiritica e manca il sale marino per il colpo di scena.
Passiamo al succo. Due punti, aperte virgolette. Caro pubblico, ho bisogno di tre volontari per questo trucco. State seduti, non fiatate. Siamo in ritardo. Sono le quindici e dieci e avevamo detto alle dieci e venticinque. So quanto tenete alla puntualità e mi dispiace essere arrivato con dodici dozzine di minuti di ritardo. Colpa della merenda che ho fatto a metà Martinica, non ho più fame alle diciotto. Non si potrebbe spostare il primo ciak alle due, due e trenta? Ehi tu, sovranista, chiamami l’aiuto regista! Avete lavorato una vita e ora che siete in pensione volete stare seduti davanti a TeleMike, rimpinguando di cibo Holly e Benji. Vi chiedo: è l’ispettore Derrick la risposta ai gemelli Derrick? Avete presente la catapulta? Come prendere l’ascensore per arrivare prima al controcanto. Come avvolgere di riso la madre senza guanto. Cosa abbiamo per cena, Presidente? «Antipasto rane e salame, bicarbonato di Zappolino, pancetta in soffitta e mix di pecorino: uguale al parmigiano, ma unto come una merendina. E poi secondi di mare, specialità polpette: ottanta di Paracelso e venti di polpo, affogato in infusione da Tarzan: monkey business on a sunny afternoon! Dulcis in fundo a Molfetta, il dolce preferito da Radetzky». Lo so, dobbiamo amputare, poiché vero amor è dirsi ogni nefandezza. Finiamo la coda che ho nel piatto, che noi poveri siam così, noi siamo tofu e gnu: riempiamo di pentole gli stomaci, nutrendo il nulla. Hai ragione Pa’, invece di lamentarmi dovrei trovare un lavoro. Non è facile come sembra, ho sta panza e non mi si piglia nessuno. Tu sei nato gatto e hai lavorato una vita in autostrada, e pure mamma, io però sono un ramarro cinquantenne. Ed è colpa tua Pa’, perché vieni da una famiglia di manzi, ed è anche colpa tua Ma’, perché vieni da una famiglia di prelati. I tempi son mutati: mutatis mutande, ovvero «cambiati gli slip quando sono sgommati!». Non possiamo abbassare la TV, almeno a cena? Avete ragione, questa casa è una buccia in città e dopo una vita di lavoro ve lo state digerendo il parente muscoloso. Posso avere la mia dose di clozapina? Un velo di lurasidone sulla pasta scotta? Fa lo stesso, va bene anche un dolce ananasso. Un antipiretico? Non lo merito, je sais, devo cambiare prospettiva. Pronto, dottore? Ah, non è un buon momento. Avrei sfondato il materasso in garage. Lo so quanto è costato a nonna sette secoli fa, quanti sacrifici ha fatto per rubare il molleggiato: mi spiace averlo esploso. Dormirò sul pavimento, fa bene alle mie ernie un poco di cemento. A questo proposito, è possibile gettare via la spazzatura? Mi chiedevo se potessimo eliminare, che so, il tostapane nipponico, il frullatore cotto, i cappotti tarmati. L’errore di viziarmi troppo. Mi dispiace avervi deluso. Vi annuncio che la situazione sta cambiando. Quando farà effetto il veleno per topi che ho messo nella carbonara, quando farà effetto l’arsenico nella tonnara. Stavate litigando sull’identità della mystery box e non ve ne siete accorti. Dove ho trovato i soldi per le sostanze? La busta della zia a Natale. Certo, avrei dovuto pagarci la bolletta, ma ho pensato fosse meglio la vendetta. Peccato abbiate smesso di bere, trangugerei una birra con fervore. «Ce ne sarebbero voluti altri di bocconcini così», disse quel gran pezzo dell’Umberta all’Esselunga, poco prima che l’accappatoio cominciasse a trapanarla.
La coda dei chow chow ha un retrogusto tipo crème brûlée, se stai abbastanza ad annusarla.