Versi

Perché non mi faccio saltare il cervello con un colpo di pistola

Quando il buio mi mangia il cuore 
E la saturazione m’irrigidisce
E mi arma la mano

In un attimo un filo si allenta 
E piano ritorna a galla
Ciò che mi trattiene −

Le telefonate improvvise 
A un passo dal baratro

Il sole sugli occhi chiusi 
Che indora i pensieri

Il vento che asciuga 
E suona al contatto

Le sante immersioni 
Nell’utero marino

Le abbuffate infinite 
Delle feste comandate

Le pisciate da ubriachi 
Mentre si ride da soli

La lealtà furiosa nel Pogo 
Battezzato dal sudore

Il profumo delle tette 
E le curve della schiena

I viaggi in nave da solo 
A piangere sul ponte

Le epifanie in Grecia 
E la philia dei greci

La nemesi inaspettata 
Per l’uno e per i molti

L’amore degli amici e 
L’amicizia delle amanti

Le lenzuola pulite dopo 
Chilometri macinati

I papaveri che spuntano 
Tra binari e traversine

La neve che ammutolisce 
E riempie col silenzio

La scienza evangelica 
Del marxismo che verrà

Il nodo alla gola che 
Si scioglie in lacrime

I respiri sintonici nel sesso 
Eccitati dall’odore della pelle

Il sonno animale dopo la fatica 
Sicuro e avvolto dal calore

I pianti disperati, di rivelazione 
D’amore e di riconciliazione

Il sorriso contagioso
Dei vecchi e dei bambini

L’abbraccio delle famiglie 
Vecchie, nuove e ritrovate

L’alleanza terapeutica in 
Ogni contatto risvegliato

L’impermanenza sicura 
Della follia e del dolore

Il blu insondato delle 
Dorate meditazioni

E per ultimo la realizzazione 
Che la coscienza non si estingue

Non con un proiettile da due soldi 
Né con una bomba all’idrogeno

E quella che si spera una fine 
Sarà un inizio

E quello che si crede un attimo 
Sarà un’eternità.