Prendere il largo
Vedi qualcosa?
– No.
– Lo sapevo…
– Stai zitto.
– Eh, stai zitto, ma intanto io lo sapevo…
– Non dire una parola di più.
– Era sicuro che sarebbe finita così. Siamo giovani, ancora… Se solo…
– Ti ho detto di smettere.
– Se solo mi avessi dato ascolto.
– Basta! Comunque vada, stai zitto e ascoltami, comunque vada, tu non puoi dire niente che ci aiuti. Non serve parlare. Non è giusto. Stai zitto.
– …
– Poi non è vero che lo sapevi. Tu non sapevi proprio nulla! Non sapevi che cosa fare della tua vita, non eri in grado di lavorare, non capivi quasi nulla… per te, l’unica cosa era il mare. Te ne stavi là a guardarlo tutto il giorno. Non sei stato tu a chiedermi di venire?
– Beh, sì; una volta. Era stata una brutta giornata. Mi avevano fatto incazzare… Mica mi immaginavo che saremmo partiti così, subito, dopo una settimana! Non mi hai dato il tempo di pensare.
– Pensare? Ma per favore.
– Intanto siamo qua da due settimane e non si vede nulla a parte l’acqua. Acqua, acqua e ancora acqua.
– Cerca di stare tranquillo, su.
– Ma se finiamo tutto, che cosa ci mangiamo? Eh? Tanto io lo so che moriremo.
– Non moriremo. Non oggi, voglio dire. Certo, prima o dopo dovremo.
– Continua pure a fare il simpatico. È di nuovo buio.
– E tra qualche ora ci sarà di nuovo l’alba. Fai il bravo.
– Potrei mangiare te, al limite. Ma dopo?
– Saresti daccapo. Poi io sono magrolino, ci mangi poco.
– Peraltro.
– …
– …
– Sta cominciando pure a fare freddo. E sarà sempre peggio, sai: si va verso l’inverno.
– Mi fai il favore di stare zitto? Me lo fai?
Il nero del mare, tutto intorno alla piccola barca a vela, è interrotto dal riflesso della luna piena, che disegna una striscia argentea che tende all’infinito. L’acqua è ferma. L’uomo grasso se ne sta coi gomiti appoggiati al bordo vicino al timone e tiene le gambe allungate per traverso, accavallate. Si arrotola una sigaretta. L’altro uomo è seduto sul fondo della barca e si tiene le ginocchia abbracciate. Di tanto in tanto, ci affonda la testa nel mezzo. L’uomo grasso si accende la sigaretta, fa un tiro lento e poi gli parla di nuovo.
– Perché sei venuto con me, se non mi conosci?
– Non si era detto di stare zitti?
– …
– Il problema sono quelli che conosco. Un problema grosso. Non ero in grado di lavorare, tu dici; piuttosto è che io, certi lavori, non voglio farli.
– Per esempio?
– Il commesso. La mia famiglia possiede una profumeria da generazioni.
– Un lavoro assicurato.
– Già. In più per loro è scontato che sia mio, contano su di me… contavano, beh, ormai.
– Ma non la fare tanto lunga.
– In ogni modo, prova tu a dire che non vuoi, ai miei. Prova a dire loro che vuoi fare qualcosa d’altro.
– Per esempio?
– Per esempio, non lo so. Solo… non il commesso di profumeria. Qualcosa d’altro. Tu che cosa facevi, prima di partire?
– Prima vivevo con una persona orribile. Orribile, ma ricchissima.
– Quindi non lavoravi?
– Beh, amministravo. Case, terreni…
– E poi?
– E poi basta. Lei era cattiva. Io lo sapevo fin dall’inizio, credevo che sarei riuscito a sopportarla, ma mi illudevo.
– Quindi sei stato tu a lasciarla?
– E chi ha parlato di lasciarla?
– Hai detto “vivevo”… State ancora assieme?
– Grazie al cielo, no.
– Ma allora…
– Allora, un giorno le chiedo se le va di fare un giro in barca; in genere ci andavamo separatamente, soprattutto lei, partiva per conto suo con una nuova fiamma, qualche cretino incontrato in spiaggia, o su un campo da tennis, invece stavolta ci viene con me, era già sera. Quando sono tornato, da solo, la luna era alta proprio come adesso.
– Ah, ho capito.
– Ne ero certo.
– …
– …
– Tu lo sai che non ho soldi con me, vero?
– Ma stai tranquillo. Non sono un assassino. Non per vocazione. Lo sono stato, solo una volta, e con gusto. Mi basta.
– Ma a che pensavi, quando sei andato a vivere con questa donna cattiva? Che con tutti quei soldi non te ne sarebbe importato poi molto?
– Proprio così. Ero ingenuo, allora. Come te che non sei riuscito a dire di no alla profumeria, e allora te ne stavi così, a guardare il mare; senza provare a fare altro.
– Ma che cosa avrei potuto fare?
– Cosa vuoi che ne sappia. Il pompiere.
– Questa è bella. Il pompiere.
– Guarda che non è mica difficile. È un mestiere che s’impara velocemente.
– Ma perché, tu, il pompiere l’hai fatto?
– No, ma ci avevo pensato. Mi ero informato, prima di incontrare…
– …la donna cattiva.
– Già.
– E adesso, sei pentito? Di non aver fatto il pompiere, di aver vissuto con una donna così cattiva che poi hai finito per doverla ammazzare?
– No. In fondo, senza di lei non credo che avrei mai posseduto una barca. “Posseduto”… a essere precisi l’ho rubata, ma non cambia granché. Non ci avrei mai pensato, a una barca.
– E senza di te non ci avrei pensato nemmeno io. Certo, non so se con questa barca abbiamo fatto un bell’affare.
– Ah, nemmeno io. Queste cose non si sanno, si scoprono.
I due uomini hanno un sussulto, poi si voltano all’unisono alla loro sinistra, per vedere meglio. Un fascio di luce taglia la notte, dall’alto, e contro il cielo si staglia una sagoma scura su di un promontorio: è un faro. Ora i due uomini si guardano senza parlare: non oggi.