Procida
Procida
Un monte t’annuncia
Lega la vista e allinea
Il groviglio di accenti
Figli della navigazione
L’antipasto tra le onde
Col pastello dei colori
Da lontano ammalia
E confonde chi appena
Scende si ritrova scisso
Merécòppa1 e mérevèscio2
In un nugolo di dedali
Tra cui ti snodi nuda
A chi dà il tempo
Agli occhi
Di ascoltare
Senza i soldi per spiegare
Senza un posto dove stare
Solo ospite finché dura
Per guardarti da dentro
Procida ti ricordi
I diari segreti dei marinai
L’amore sigillato dal vento
Le rimesse a tener buono
Chi restava e s’adattava
I poeti e i filosofi sbarcati
Per svernare sotto il sole
Profumato dei limoni
Le mura diventate galera
E dentro e fuori le sbarre
I nervi delle schiene tesi
Dall’antica dignità indigena
Rinfrancata dall’ombra
Della sessualità promiscua
Chissà se è il ricordo
Dei sopravvissuti ad
Addolcire miserie
E ridipinger barbarie
D’eroismo e tenacia
Di sicuro sono quelli
Gli unici a ricostruire
E riscrivere la storia
Procida non piangere più
Per le tue veggenti morte
Sparite senza il cambio
E l’argento delle cornici
Piegato e arrugginito
Che nonostante l’olio
Al sole non brilla più
Tanto corrosa la visione
Procida dove sono
I tossici segnati nel volto
Ripuliti per la vita nuova
I libertari perduti e soli
Dismessa la patria galera
Gli artisti che scappano
Troppo a lungo soffocati
Dal peso delle tue tette
Dure di lava e ferro
Procida li vedi
I tuoi figli ancora in mare
Negli alberghi e ristoranti
A far quadrare i conti
E i nipoti arrapati marci
Dal moderno bisinìss
Del turismo della cultura
Incastrato e consumato
Tra gli scogli inalgati
Delle beghe di paese
Arginati si spera almeno
Dalla tua costituzione
Procida come se la passa
Chi torna per le vacanze
Chi per ritrovare pace
Affetti e dimensione
Forse una soluzione
Che affonda nella
Sabbia nera che
Non si stacca
Più
1Parte superiore del paese.
2Parte bassa del paese, più vicina alle tre Marine.