Quartieri lontani, mondi vicini
Tornare indietro nel tempo per rivivere esperienze di vita con il senno di poi è forse un pensiero che ha sfiorato la mente di molte persone. Jiro Taniguchi ha deciso di prendere questa idea e di metterla al centro di una delle sue opere più riuscite e memorabili: Quartieri lontani.
Il protagonista della storia è Hiroshi Nakahara, un uomo di 48 anni, impiegato, con una moglie e due figlie, che vive in uno stato di infelicità. Questa condizione lo influenza a tal punto da mantenerlo in una situazione di alienazione e rifiuto nei confronti dei suoi doveri di padre e marito. Probabilmente a causa di questo stato, un giorno, di ritorno da un viaggio di lavoro, Hiroshi prende il treno sbagliato e si ritrova nel paesino dove è cresciuto e da cui manca da molti anni. Angosciato dai ricordi, decide di recarsi al cimitero per rendere omaggio ai genitori. Mentre è intento a pregare, Hiroshi si addormenta e si risveglia 30 anni nel passato, nel corpo del sé quattordicenne, ma con la mente ancora di un adulto.
Taniguchi utilizza il viaggio nel tempo, un argomento abbastanza comune e molto usato in tante opere giapponesi, per offrire uno sguardo particolare sull’adolescenza di Hiroshi, che diventa lo specchio di tante altre vite. L’autore basa l’intera narrazione su un trauma specifico vissuto dal protagonista e che Hiroshi tenta in tutti i modi di evitare: l’abbandono del padre. Nel tentativo di porvi rimedio, e quindi cambiare il passato, Hiroshi scopre che anche suo padre è infelice della propria vita, così come lui lo è della sua. Infatti, da adulto, Hiroshi non è diverso dal genitore: entrambi vivono la stessa infelicità, generata da un senso di prigionia nato dall’ambiente familiare che si sono costruiti.
Attraverso il punto di vista di un adulto che rivive eventi del passato, il protagonista riesce a comprendere meglio aspetti della propria vita che prima gli sembravano sbagliati o ingiusti, come ad esempio la severità del padre. Riesce inoltre a immedesimarsi nel suo trauma più grande, comprendere il padre e arrivare a perdonarlo.
Taniguchi esplora la dimensione della felicità e dell’infelicità attraverso il dramma di Hiroshi e della sua famiglia. Alla fine del racconto emerge come, spesso, le esperienze della vita si configurino come una scala di grigi, una condizione che solo chi la vive può accettare o rifiutare.
La narrazione di Taniguchi ci accompagna attraverso le tappe più importanti e delicate dell’adolescenza con toni e modalità che ci permettono di riflettere su un periodo agrodolce, fatto di momenti che si fissano nella memoria e altri molto più fugaci, di cui rimangono solo le sensazioni. La maturità di Hiroshi aiuta a comprendere la necessità di affrontare e ricordare anche i momenti brutti o traumatici, poiché dimenticarli significa negarsi la possibilità di crescere e diventare persone migliori.
Con Quartieri lontani, Jiro Taniguchi racconta il momento di passaggio dall’infanzia all’età adulta attraverso uno stile poetico e delicato, capace di scuotere i pensieri e la sensibilità di chi si approccia all’opera.