Questo accadeva prima

Il professor Scrooge non aveva mai portato i baffi e Scrooge non era il suo vero nome.
Non possedeva un’automobile, prediligeva i sapori semplici, era eterosessuale, aveva qualche problema con i valori della glicemia, in primavera estate autunno inverno e ancora primavera indossava esclusivamente Clarks Desert Boot fin dal 1979 e, benché si fosse tentati di ipotizzarlo, non era questa la causa dei suoi piedi bagnati.
L’aggettivo con il quale si trovò a definire il proprio temperamento quando lo psichiatra della ASL gli chiese di farlo fu “melanconico” e nell’esprimerlo provò un tale sollievo che comprese quanto volentieri avrebbe desiderato, senza saperlo, che qualcuno lo avesse interrogato sull’argomento molto tempo prima. Ovvero, prima del giorno in cui i suoi piedi l’avevano condotto in quella stanza – dipinta di bianco con una vernice scadente a carico del Servizio Sanitario Nazionale – al periferico piano terra piemontese di uno stabile scialbo e adiaforo composto per lo più da corridoi corrosi e numerose altre stanze del tutto simili. Che fossero stati i suoi piedi a condurlo in quello stabile e poi per l’appunto in quella stanza dalle pareti incipriate di spolvero nivale era una verità doppiamente acclarata dal momento che non soltanto il professor Scrooge aveva deliberato di non servirsi dei mezzi pubblici per raggiungere il presidio ospedaliero bensì, anche, egli aveva finito per trovarsi lì giusto in ragione di essi.
Da poco meno di cinque lustri il professor Scrooge, che non condivideva con lo spigoloso personaggio dickensiano né la cittadinanza né la professione né l’avarizia, faceva colazione ogni mattina al bar vicino alla scuola con qualcosa di diverso perché essere appellato con un «Per lei il solito, dottore?» riservato agli avventori abitudinari gli avrebbe suscitato imbarazzo. Per essere sicuro di non ripetersi aveva stilato una lista che teneva sul treppiede dietro alla porta d’ingresso accanto al telefono fisso, all’immaginetta di Maria Santissima del Perpetuo Soccorso e al cestino per le chiavi. Questo accadeva prima che sul treppiede di noce scuro trovasse posto anche una colorata distinta del Municipio con la quale i residenti venivano informati circa i giorni e gli orari di conferimento dei rifiuti per la raccolta differenziata. Al contrario di essa, che riproponeva coerenti sequenze ebdomadarie, la lista del professor Scrooge era stata pazientemente congegnata per evitare anche la reiterazione settimanale di alimenti e bevande, al medesimo scopo di non dare nell’occhio rischiando in tal modo di diventare, per il personale del bar, il bizzarro cliente che ordina ogni lunedì caffè e crostata, ogni martedì cappuccino e brioche, ogni mercoledì latte macchiato e paste di meliga, ogni giovedì niente perché ha il giorno libero a scuola, ogni venerdì spremuta e tramezzino, ogni sabato solo ginseng e un pacchetto di Lucky Strike. Il che, del resto, accadeva prima che smettesse di fumare e sostituisse le sigarette con caramelle senza zucchero.
Nelle considerazioni intorno alla complicata faccenda dei piedi bagnati l’inderogabile tratto di timida riservatezza che informava di sé il carattere del professor Scrooge giocava una parte tutt’altro che irrilevante. Come pure aveva influenza il fatto che continuasse a sentirsi un emigrante meridionale anche se si era sforzato, con successo, di adeguare la propria calata dialettale al lembo di nord dove esercitava la professione dalla quale gli derivava quel soprannome ingiusto. Era nato a Trecchina, provincia di Potenza, Basilicata, Italia, quando ancora molti italiani ignoravano l’esistenza non soltanto di quel piccolo paese bensì della stessa piccola regione. Questo accadeva prima che Lina Wertmüller dirigesse il suo film d’esordio e che il monte san Biagio fosse dotato di una statua di Cristo Redentore più bassa di quella di Rio de Janeiro ma dotata di tutti i comfort religiosi.
Per qualche generazione a venire, del resto, alcuni suoi connazionali avrebbero continuato a misconoscere quei poco più di diecimila chilometri quadrati benché sparute strutture alberghiere consentissero loro di passarci le vacanze. Una volta, quando lui era ancora un ragazzo ma già il nuovo Cristo Redentore chiedeva al cielo un po’ d’elemosina con le sue mani di cemento, sulla spiaggia di Maratea una bagnante del varesotto gli aveva attaccato bottone d’un tratto esclamando: «È bello il mare della Calabria, siete fortunati a vivere qua».
Parlare con una sconosciuta e per di più allo scopo di contraddirla gli era pesato. Tuttavia: «Basilicata», era riuscito a dire.
«Come?»
«Siamo in Basilicata»
«Piccoli selvaggi che ignorate perfino la vostra terra» aveva riso fuori, forte, la bagnante. «Basilicata. Al mare! Ma se la Basilicata è l’unica regione italiana a non essere toccata dal mare»
«Vi confondete con l’Umbria, signorina».
La trachea della signorina aveva prodotto di nuovo quegli spasimi grotteschi che volevano essere risate: «L’Umbria è una regione senza mare del centro nord, la Basilicata è una regione senza mare del centro sud. Piccoli selvaggi che ignorate perfino la vostra terra».
«La Basilicata è toccata da due mari, il Tirreno e lo Ionio» aveva corretto lui con un volume di voce così basso che il disprezzo rumoroso e convulso a cui la giovane donna non cessava di abbandonarsi era riuscito a inghiottirlo.
Questo accadeva prima che si laureasse in Lettere, prima che finisse a insegnare in una scuola media di Nichelino, prima che una preside indispettita decidesse di soprannominarlo Scrooge perché si era rifiutato di mettere a disposizione un’ora di geografia per consentire agli studenti di decorare l’istituto scolastico in prossimità del Natale, prima che i presidi si chiamassero dirigenti scolastici, prima che lui si svegliasse una notte con i piedi zuppi.
Il professor Scrooge non aveva moglie, non aveva figli, non aveva fidanzate e da quando aveva litigato con la madre perché voleva combinargli un matrimonio con la vedova del comandante dei vigili urbani, di ventun anni più vecchia di lui, tornava a Trecchina solo in occasione dei funerali.
«Melanconico?» aveva domandato lo psichiatra, più per indagare che per ottenere conferma di aver sentito bene. Al punto che il professor Scrooge aveva avvertito la responsabilità di comunicare con maggiore precisione: «Melanconico, triste, infelice, a tratti disperato» aveva aggiunto; sentendosi subito sollevato e disteso come mai prima. Questa conversazione aveva avuto luogo parecchio tempo dopo la sorprendente notte in cui si era svegliato con i piedi bagnati.
Era stata, quella, una notte che faceva seguito a un collegio docenti in cui come al solito i docenti avevano concluso all’unanimità di procedere senz’altro alla promozione incondizionata dei ragazzi difficili, iperattivi, oppositivi, linguisticamente svantaggiati, discalculici, aggressivi o palesemente violenti, nonché di quelli corredati di regolare diagnosi ADHD, allo scopo di scaricare ai colleghi delle scuole superiori le problematiche correlate. Per chi scelga di dedicarsi all’insegnamento, si sa, la scuola media è l’inferno però ha di buono che puoi liberarti dei ragazzi in appena un triennio.
Il professor Scrooge aveva imparato a tenere per sé le proprie opinioni, sia quando erano dissonanti con quelle della maggioranza – come sempre si verificava in materia di scelte pedagogiche – sia quando concordavano con quelle dei più, come nel caso della delibera condominiale con la quale si stabiliva di sostituire il meccanismo dell’ascensore che ne consentiva l’uso unicamente a quanti fossero forniti di una minuscola chiave discriminatoria e capitalista che sostanzialmente penalizzava solo una coppia di pensionati dell’ultimo piano. La riunione condominiale aveva avuto luogo la sera stessa, immediatamente dopo il collegio docenti e subito prima che si ritirasse a letto in attesa della sveglia del giorno successivo. I prima e i dopo nella vita del professor Scrooge avevano tanto poco rilievo, per via dell’atemporalità indotta dalle cadenze immutabili, che egli si accaniva a misurarli e a tenerne traccia. Era assolutamente certo, pertanto, che l’esordio di quello stravagante disturbo si fosse manifestato dopo il collegio docenti, dopo la riunione di condominio e dopo che aveva parlato con la Madonna del Perpetuo Soccorso raccomandandogli l’anima e il corpo dei due anziani che gli facevano sempre tanta, tanta pena.
Per come l’aveva percepito, l’evento in sé era stato terrificante perché svegliandosi di soprassalto con le estremità inferiori del corpo immerse in una copiosa quantità di liquido aveva immaginato di perdere sangue. Gli ci era voluto un bel po’ di tempo per trovare il coraggio di abbassare le coperte e prepararsi all’iconografia da mattatoio che ne sarebbe seguita, quindi fu con innegabile sollievo che si accorse che si trattava di un umore trasparente e nient’affatto vischioso. L’olfatto gli provò che non aveva odore. Dati, tutti, che lo tranquillizzarono e lo misero in condizione di chiamare un taxi per raggiungere un Pronto Soccorso dove, del resto, gli assegnarono il codice verde.
Divenire oggetto di visite e studi per medici, primari e studenti della clinica universitaria del vicino capoluogo mise a dura prova l’illimitato pudore del professor Scrooge senza peraltro ridurlo. Esso venne, piuttosto, aggravato quando anche da istituti di ricerca stranieri alcuni scienziati si interessarono al suo caso. Novantotto virgola due per cento di acqua; poi cloruro di sodio, bicarbonato di sodio, mucine e lisozima. L’esame chimico del liquido secreto dai piedi non lasciava dubbi: in segreto, dalle zampe, piangeva tutte le lacrime che i suoi occhi non riuscivano a versare.
Questo accadeva prima che una lavoratrice ATA addetta alla custodia e alle pulizie dei locali scolastici, in organico presso l’istituto dove lui era per tutti il professor Scrooge, gli sorridesse con dolcezza angelica nel porgergli uno straccio pulito con il quale asciugare la pozza di lacrime comparsa sotto la cattedra per via della tristezza trattenuta nel constatare che un allievo di terza, durante l’interrogazione, mostrava di non saper coniugare al condizionale il verbo “essere”.