seconda lettera rauchenberg

Seconda lettera: Il latte nero del terrore

“Vedi caro amico che manifesti perplessità circa la possibilità, a questo grado di cumulazione del sapere, di uscirne vivi in quanto uomini che hanno costruito, in realtà questo abisso, partendo da se stessi, se non prendiamo atto di questo fallimento di una intera società, quella capitalistica, nei suoi aspetti anche esistenziali di crescita in senso asimmetrico da una parte della  curva di sviluppo e dall’altra dalla curva di povertà e desertificazione dell’essere umano e del suo ambiente vitale, allora sì che faresti bene a temere per una impossibilità di uscire da questa oramai perenne, quasi terminale, curva di catastrofe. Se non cominciamo a capire qual è il bandolo della matassa, allora obiettivamente saremo perduti. Ma le cause sono facilmente numerabili partendo da una prima considerazione e cioè la crescita a dismisura dell’aspetto golemico, macchinico, di ogni aspetto e del sapere e dell’applicazione tecnologica di questo sapere. Una pallottola sparata non può più tornare indietro, una serie di fenomeni a retrocarica non possono essere fermati se non si ferma la stessa ‘macchina’, quell’ infinito in-put che decide che indietro non si torna che davanti c’è solo la guerra e lo sterminio. L’universo macchinico così bene delineato da Cartesio sino alla cibernetica conclusione di questa rete di architetture astratte e immateriali, che sono ormai i nostri cervelli connessi collettivamente a un asse determinato, che è la produzione condizionata di cause non più gestibili, con quel genio del male che io definisco il padre di tale universo macchinico e nervoso, cioè Wiener che simbolicamente chiamò questa efferatezza logica ‘Dio e il Golem’ quale parto di una nostra coscienza mostruosa, beh allora capirai pure come sia stato possibile concepire ed attuare lo sterminio come logica finale di questo meccanismo di infinita catastrofe e terrore. Dunque il regime del terrore e dello sterminio, come ebbe a dire Mengele al suo assistente medico, non sarebbe mai finito, perché noi abbiamo preferito appendere all’albero dell’oblio ogni cosa ci dicesse, come un ultimo avvertimento, che eravamo sulla strada dell’abisso, formale, logico ed umano. Il nichilismo di un’epoca ha generato quel mostro affidato, come un automa impazzito, a se stesso che incute il male perché letteralmente non conosce più la strategia del bene. Quando Platone affidò al mito della caverna l’uscita dell’uomo dal buio della sua stessa coscienza, indicò tre vie a quell’uomo seduto contro il muro dentro il buio di quella caverna: la sua coscienza illuminata di uomo e non di bestia insipiente, il lavoro e la tecnica come fattualità operosa di valore d’ uso, la comunità come luogo dello scambio simbolico e reale di qualcosa che era semplice da capire, la mutualità. Ma quell’aspra coscienza del dolore e della afflizione del genere che usciva da un infinito tempo di medioevo barbarico e sanguinario, segnato solo dal terrore delle armi e della guerra, ancora non aveva avuto il tempo di germinare la necessità di un altro linguaggio e di un altro sapere. La società del sangue diventava ed è diventata fino adesso in realtà la società tout court, e i criminali il ceto politico del terrore. Tu mi dirai la democrazia. Ma sei giovane per capire quanta falsa coscienza, o peggio quanta incapacità a governare il mondo, ci sia in questa ‘formula’ che quasi quasi pare messa a bella posta li, per giustificare una fragile pace al terrore sanguinario. Il problema è chi comanda in realtà nella società del post umano. Una volta che siamo saliti su di un aereo chi è che governa l’aereo, il pilota o l’aereo stesso? Nella società del post umano c’è solo una via, la riconversione forzata dei Codici e della Civilizzazione, che passa ahimè per una nuova Dichiarazione d’Indipendenza, ma questa volta dal terrore e dall’abominio. E non sarà facile perché in qualche modo il dottore Mengele che scampò persino alla giustizia, sapeva che all’infinito dolore non c’è fine se non dentro un altro criterio, la pietà e la costruzione di città di asilo per ognuno di noi e delle future comunità umane. Un’aspra lotta ci attende amico che è già iniziata, in cui l’etica (il comportamento non erratico) comune sarà probabilmente la cura e l’antidoto al male di vivere. Il nichilismo e la barbarie del nostro tempo si sta già manifestando come follia e demenza dei nostri figli. E dunque il vero olocausto è solamente davvero cominciato, la distruzione dei nostri figli, e quella coscienza mostruosa, macchinica e golemica allo stesso tempo, ha partorito già la fine stessa. Solo una guerra prolungata a questo infinito delirio di onnipotenza può mettere insieme i cocci della tazza che si è rotta. Ma bisogna dichiararla però, che sarà una guerra alla guerra di sterminio, una dichiarazione d’indipendenza delle comunità umane dall’infinito dolore del terrore sanguinario. Il nuovo scenario della  nuova terra promessa, sarà questo infinito amore per l’eroismo ritrovato. La strategia e le armi di questa guerra sono tutte da sperimentare, ma il volere è sovrano in questo caso. Nessun imbelle e miserabile ci aiuterà mai ad uscire dalla caverna buia”.

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