Versi

Segreti [la mia Cassandra]

Tornavo, questa volta tornavo per davvero.
Alle spalle km di tramonti infiniti e albe appena accennate.
La faccia di rughe, stanca di vita.
Mani indurite nella fatica di trattenere.
Lo sguardo fatto cieco, a spiare nel buio del futuro.
Le labbra serrate nello sforzo di custodire.
Parole disperse, sperperate, sciupate.
Le orecchie di tuono, sorde, fatte indifferenti alle suppliche.
Il passo stanco, la schiena curva, una lunga treccia di spago.
Tornavo alla casa con il passo greve e stanco.

Strega, strega, strega
mi inseguivano le urla, gli sputi, le invettive.
Strega, strega, strega…
potessi cedere il mio dono l’avrei già fatto!

Cavalli di nero mi inseguono, schiuma di rabbia al morso,
fuggo per i campi, mi nascondo nei boschi per scampare ai forconi.
Mi ricopro di escrementi, per ingannare segugi rabbiosi.
Dormo nella palude, la sabbia mi fa da coltre.
Esco solo nella notte buia di stelle.
Attraverso sentieri di selce e campi di granturco.
Mi allontano dai miei carnefici, dalle mie parole.

Ostile mi fu il dono, nemica mi rese e rea di predire destini.
Morti, vite, nascite, tradimenti, afflizioni, gioie e sorprese.
Il regno dei vivi, il regno dei morti.
E il paradiso e l’inferno, le anime rese mortali, guerre tra fratelli, guerre di sangue,
Mani assassine e divoratrici.
L’onta, il peccato, le lacrime, le umane miserie, e il disonore e lo spergiuro.
Promesse a vuoto, promesse, d’aria, promesse di niente…

Maledetto il dono, sia maledetto per avermi resa un’infelice!
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Tornavo alla mia casa, questa volta tornavo davvero,
alle spalle milioni di anni.
La schiena spezzata,
la fronte di rughe
lo sguardo avvizzito
il passo indebolito e stanco.