Una malinconica oniricità: il volo di Marco Pagot

«Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale» è la celebre frase pronunciata da Marco Pagot, protagonista del film d’animazione Porco Rosso dello Studio Ghibli, diretto da Hayao Miyazaki ed uscito nel 1992.
La pellicola, concepita come mediometraggio, fu commissionata dalla compagnia di volo Japan Airlines, che avrebbe detenuto i diritti per la visione in esclusiva sui propri voli di linea. Successivamente allo scoppio della guerra in Jugoslavia nel 1991, Miyazaki, che rimase molto turbato dall’evento, decise di renderlo un lungometraggio, aggiungendo materiale ed arricchendo il tutto con una critica nei confronti dei regimi, in particolare di quello fascista, e di portarlo al cinema.
Marco Pagot, ex pilota dell’aeronautica militare italiana durante la Prima guerra mondiale, si guadagna da vivere come cacciatore di taglie pilotando il suo idrocaccia Savoia S.21, contraddistinto nei cieli dal suo rosso acceso. La prima caratteristica lampante del protagonista è la sua condizione di maiale antropomorfo, che sembra essere causata da una sorta di maleficio sconosciuto, rispetto al quale, però, Miyazaki non accenna alcun dettaglio, lasciando che lo spettatore cerchi di interpretarne il significato durante la visione.
Il film è un prisma che ci permettere di cogliere ogni elemento della poetica del regista nipponico.
Tema centrale è sicuramente la libertà, che viene messa in scena mediante la dualità del mare e del cielo, entrambi elementi che rappresentano l’evasione dai limiti terreni dell’uomo verso l’infinito. Marco ha sfidato i limiti e li ha vinti, seguendo l’inno delle proprie libertà interiori. A bordo del suo idrocaccia, vive la sua libertà infrangendo le barriere territoriali e vincendo la propria condizione di maiale attraverso il volo.
Fin dall’inizio della sua carriera, il regista ha riversato nel lavoro da animatore il suo antico amore per il volo – il padre, Katsuji Miyazaki, era un ingegnere aeronautico e direttore della Miyazaki Airplane, azienda produttrice di timoni per i caccia – rendendolo un fil rouge che collega tutti i mondi da lui creati. Perfino il nome dello studio di animazione, Ghibli, deriva da un aereo dell’aviazione italiana.
In molti suoi film come, per esempio, Laputa – Castello nel cielo, La città incantata e Kiki consegne a domicilio, sono presenti veicoli aerei dalle forme e funzioni più disparate, che esaltano l’elemento del volo, così presente da diventare praticamente un co-protagonista di queste storie. In tutte queste opere Miyazaki utilizza le macchine volanti come mezzo per intraprendere il volo e raggiungere quella che è una dimensione di purezza, poiché distante dal mondo terreno funestato dai desideri e dalla brama di potere dell’essere umano.
Tale visione del mezzo aereo è espressa pienamente in Si alza il vento, film che ripercorre, in maniera romanzata, la vita dell’ingegnere aeronautico Jirō Horikoshi, spinto dal desiderio di creare «qualcosa di bello». Questa purezza del volo e degli aeroplani viene però macchiata dall’avidità dell’uomo che li usa per commettere atti di guerra. In Porco Rosso, così come in Si alza il vento, i protagonisti devono affrontare la natura dell’essere umano che ha corrotto la dimensione del mezzo aereo e del volo per fini personali.
Il pacifismo è un altro pilastro del pensiero miyazakiano e qui il regista sembra calarsi completamente nella figura di Marco Pagot per descrivere la guerra come strumento che impoverisce l’uomo e lo limita, strappandogli la possibilità di vivere e sognare come meglio crede. Gli orrori della guerra hanno segnato a tal punto la vita di Marco che egli sembra quasi aver deciso di rinunciare alla sua forma umana per diventare un maiale. Nel mondo di Miyazaki, teso in un contrasto fra il sogno e l’aberrazione, la guerra assume spesso delle connotazioni fisiche, deturpa l’onirico, trasformando creature bellissime in esseri putrescenti. Il maiale è associato nella cultura buddhista a molti elementi negativi quali l’ignoranza e l’auto-inganno del sé, ma in Porco Rosso è usato per valorizzare una figura che esprime pienamente la propria libertà, decidendo di essere maledetto piuttosto che allinearsi all’ideologia di un paese a cui non sente più di appartenere.
Questo disconoscimento viene portato avanti attraverso la satira di Marco nei confronti del regime e di coloro che ad esso si piegano. L’esempio più eloquente è la frase citata in apertura del testo, rivolta da Marco al suo ex commilitone Ferrarin (riferimento al celebre pilota della Regia aeronautica Arturo Ferrarin) che gli propone di tornare in aeronautica per il potere che essa detiene. Il maiale non esita a pronunciare la celebre risposta, provocando l’irritazione del vecchio compagno.
Nei mondi creati da Miyazaki c’è sempre una forte componente femminile, che in molti casi rappresenta il centro della narrazione e relega i personaggi maschili a ruoli secondari. I personaggi femminili del regista, non essendo creati per una mera necessità di produzione, non sono mai stereotipati. Sono piuttosto persone genuine e naturali, con difetti e debolezze che perfettamente si adattano ai contesti narrati dal regista. In questo caso, anche se il protagonista è un uomo, le donne sono estremamente importanti per la storia ed anzi conducono la narrazione. Gina – amica d’infanzia di Marco e proprietaria dell’hotel Adriano, punto di riferimento di tutti i piloti del Mar Adriatico – più volte si dimostra forte in un mondo tutto al maschile. Di Fio, giovane ragazza e capo progettista di un’azienda di famiglia, sono a più riprese esaltate la risolutezza e la determinazione, soprattutto quando Marco non vuole che una donna metta mano al suo idrovolante. I due approfondiranno la loro conoscenza e Fio riuscirà a portare nella vita di Marco un cambiamento che non si sarebbe mai aspettato.
Porco Rosso è inoltre una lettera d’amore nei confronti dell’Italia, come si può vedere dalla cura e dalla minuzia con cui Miyazaki ha rappresentato le bellezze naturali del nostro paese, valorizzate dalla magnifica direzione artistica e dalla regia che omaggia Federico Fellini. Lo stesso nome del protagonista proviene da un animatore e vecchio collaboratore di Miyazaki, Marco Pagotto, con cui lavorò alla serie Il fiuto di Sherlock Holmes, nata dalla collaborazione tra la RAI e la Tokyo Movie Shinsha ed uscita nel 1984.
Porco Rosso è considerato uno dei film più completi e riusciti del maestro che è riuscito, ancora una volta, ad unire l’amore che prova per l’animazione con l’intenzione di raccontare storie in modo non convenzionale e di affrontare tematiche completamente slegate da qualsiasi logica di mercato. Per queste sue qualità, Miyazaki non può che essere salutato come uno degli artisti più genuini ed autentici che il mondo abbia avuto il piacere di conoscere.