Opium II

Forse invecchierò e non l’avrei detto.
Ma quanto rumore ancora in cerca di silenzio!
Sulle vetrine proibite del centro 
anche lì dove dicono che sono affari i malanni 
le maschere le epidemie e solo affari
anche lì dove ignorano le pietre grigie
che aspettano soltanto un nome
da vetri che restano accesi per ventiquattr’ore
e rimbalzano dai piedi agli occhi per lugubri luci
gonfiando l’orgoglio della mala sorte
avrò passi veloci più delle mie orme
dell’ansia e l’amore di vivere.
A noi che abbiamo sognato non spetta sognare
ma averci in un mondo più giusto della giovinezza.
A noi che abbiamo disteso le braccia al dissenso
non spettano padri da una religione di sangue
qualunque ne sia la vergogna genetica
tratta da interpretazioni infedeli come l’arroganza.
A noi non spetta marcare nel buio l’animale
sprezzante e ridicolo che si addormenta
baciando un telefono e tace la sordida infanzia
che manda in pensione la cittadinanza
ci aspetta un addio di bandiere bruciate
ad ogni latitudine, chi seppellisca quell’umida stanza
vegliata da un vecchio tiranno chiamato speranza.