daniela salottolo

Una nuova Umanità è possibile

Nel tempo doloroso che stiamo vivendo, in cui sembra che la pandemia stia contribuendo a materializzare le più angoscianti distopie, mi piace ricordare un romanzo che, nel panorama della letteratura distopica, costituisce una voce dissonante. Una voce di cui abbiamo bisogno.
Solo il mimo canta al limitare del bosco (Mockingbird, 1980), dello scrittore statunitense Walter Tevis (San Francisco, 1928 – New York, 1984), è ambientato nel 2467, quando il genere umano si sta ormai estinguendo mentre il mondo è dominato da macchine e robot di varia generazione e quindi più o meno tecnologicamente avanzati. Il sistema, creato dall’uomo secoli prima e sorvegliato dalle nuove tecnologie, si fonda su Privacy e Individualismo per cui gli esseri umani vivono distanti, ignorando amicizia, amore, famiglia; storditi dalla televisione e dalle droghe (queste li rendono anche sterili), gli uomini passano attraverso la vita immersi in un eterno presente di cibi, tessuti, congegni artificiali, senza coscienza del passato, incapaci di leggere e scrivere e insensibili perfino ai suicidi ricorrenti. Su questo sfondo si incrociano le storie di Robert Spofforth, avanzatissimo robot di serie Nove, la cui mente elettronica è stata creata a partire da una mente umana di cui la macchina conserva stralci di ricordi e di desideri; di Paul Bentley, docente universitario che impara da solo a leggere e a scrivere, scoprendone le infinite ed emozionanti opportunità; e di Mary Lou, una giovane donna ribelle e anarchica.
Leggendo questo romanzo è inevitabile pensare a opere celeberrime come 1984 di Orwell o Mondo nuovo di Huxley. Non si può inoltre non riconoscervi una profezia dell’ignoranza, dell’incoscienza e dell’ottundimento della ragione e dell’anima che caratterizzano il nostro presente quarant’anni dopo la pubblicazione dell’opera.
Tuttavia la distopia, in Solo il mimo…, mostra un sistema attraversato ormai da molte crepe, attraverso le quali si può intravvedere una luce, la speranza di un nuovo inizio. Le macchine non sono più così efficienti come in passato, spesso si guastano e non vengono riparate; oppure si spengono per un certo tempo e poi si riaccendono. Un sistema del genere può soccombere ad una rinnovata umanità che abbia riscoperto le emozioni, la condivisione, la cultura e il passato. Paul e Mary Lou possono essere dei novelli Adamo ed Eva.
Rispetto ad altri romanzi distopici, non a caso, Solo il mimo… dedica meno spazio alla descrizione dei meccanismi del sistema e maggiore attenzione ai sentimenti dei personaggi e alla loro progressiva presa di coscienza, alla loro emancipazione. E in questo senso l’opera ha una delicatezza e una freschezza, ma anche un’intensità, assolutamente originali e certamente pregevoli.
Tra tutti è Spofforth, probabilmente, il personaggio chiave del romanzo: il robot che scopre (in maniera drammaticamente sofferta) la sua componente umana è l’emblema dell’Umanità che trionfa sulla sua negazione: una vittoria che non può salvare lui, ma può salvare tutti noi.