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Diario di viaggio: Sicilia, poco prima del calare del sole

Era circondato da un’immensa folla, gente che camminava a passo svelto. Parlavano tutti, continuamente e, di tanto in tanto, ridevano di gusto. Dov’è che stavano andando? Gordon si sentiva sconfitto, come se avesse perduto ogni battaglia. Sconfitto e smarrito in mezzo alla nausea della folla. Provava dolore. Dolore per gli occhi che non sapeva dimenticare, che poteva ritrovare soltanto nella memoria delle sue emozioni. Neanche una giornata di sole siciliano riusciva a sciogliere i suoi pensieri.

Era seduto a un tavolino che affacciava sul mare. Cento persone intorno eppure si sentiva banalmente solo. Tre cani erano distesi per terra, davanti a lui, la gente li osservava di sfuggita, solo perché erano da intralcio sulla strada. Li osservavano tutti come fossero giocattoli vecchi appoggiati su un vecchio e polveroso ripiano. Tutti tranne uno. C’era un uomo che portava degli abiti smessi, trasandati, dall’aspetto rude e grottesco. Aveva una barba nera lunga e incolta, muscoli dolenti di chi ha lavorato duro e la pelle sporca di stanchezza. Si fermò dopo aver notato i cani per terra e si avvicinò a uno di questi che dormiva e ansimava sotto il sole rovente. L’uomo osservava il cane attentamente, si sedette accanto a lui. Lo guardava con un’intensità spaventosa, quasi come se i suoi occhi si muovessero insieme alle pupille dell’animale, ignaro della sua presenza. L’uomo cominciò a piangere. Esplose in un pianto di liberazione che lasciò pieni di sgomento. L’espressione corrucciata e le mani giunte in segno di preghiera rendevano l’atmosfera impalpabile. L’aria si fermò, sembrava che tutto si fosse irrigidito alla presenza della sofferenza. Gordon contemplava l’uomo e il cane come si fa in un museo, tra il riso amaro e la commozione. L’uomo, senza curarsi di nessuno, diluviò il suo io. Pianse guardando il cane steso per terra, pianse perché non aveva altro conforto, pianse perché sembrava essergli rimasto soltanto quello. Accarezzava l’animale come si sfiora una donna che si ama senza segreti, come si tocca una donna esausta dopo che ha appena dato alla luce un figlio, con le mani forti e gentili, con uno sguardo pieno di speranza. Si alzò bruscamente e si incamminò. L’immagine di lui era svanita nel nulla come dal nulla era apparsa. Per Gordon fu un momento indicibile. Sarebbe rimasto ad assistere a quella scena per l’intera settimana. Si smosse così dal torpore della sua malinconia. Il cane si alzò da terra e si sedette accanto a lui. Lo guardò coi suoi occhi ambrati, ipnotici e splendenti. Gordon lo accarezzò come si fa con un’anima senza colpe. Gli accarezzò il naso e il muso con tutta la dolcezza che gli era rimasta, per infondergli la sicurezza di cui avrebbe avuto bisogno lui. Gli versò dell’acqua che diede all’animale molto conforto e fu felice di aver fatto del bene a qualcuno. Nel silenzio e nella fatalità, l’uomo e il cane avevano compreso ciò che Gordon provava e per cui non possedeva parole. L’empatia del dolore poteva essere la cura dalla malinconia. Uno sconosciuto, con la pelle scura, la barba, uno zaino sulle spalle, un cane e i suoi occhi luminosi avevano svelato il dolore gravoso che fremeva nel suo petto. Un uomo e un cane sconosciuti, gli mostrarono il significato del dolore. E così, in quel giorno di sole, Gordon fu salvato.