Lo Scherzo
La scena palesatasi agli occhi del nostro protagonista presenta tutte le caratteristiche necessarie alla definizione di assurdo: una su tutte, la consapevolezza che tale scena sia in verità uno scherzo della sua mente iperattiva. Uno scherzo andato fin troppo oltre. Bloccato a letto dalle grinfie delle coperte, quasi catene in acciaio inossidabile, il nostro protagonista apre gli occhi e realizza di trovarsi nella sua stanza in preda al tipico silenzio casalingo della notte; tale silenzio è accompagnato dall’esterno dal rumore della pioggia, il quale garantisce al protagonista che l’udito è ancora un senso funzionante ed operativo. Dopo essersi liberato dalle catene, grazie alla flebile luce dei lampioni, proveniente da fuori, riesce ad avere cognizione di causa dei propri movimenti, o così almeno sembrerebbe. La sua stanza non presenta caratteristiche di rilievo o differenze rispetto alla stanza fuori dallo scherzo mentale: la scrivania è scrivania, l’armadio è armadio e il quadro raffigurante la Madonna è sempre lì in alto, giudicante ed autorevole, forse anche autoritario. La pioggia all’esterno aumentava di intensità, la luce dei lampi e il brusio dei tuoni accompagnavano il viaggio del nostro eroe, che brama il ritorno alla normalità. Uscito dalla propria tana, si dirige verso la stanza dei propri genitori, per accertarsi in cuor suo che il mondo stesse procedendo nello stesso modo del giorno precedente: aperta la porta, nota che il letto matrimoniale dei genitori è vuoto, non vi sono poggiati i due corpi che negli scorsi anni hanno sempre popolato quella stanza. Il letto è intatto, come se non fosse mai stato utilizzato; sopra la coperta trova una lettera che recita: “Noi siamo fuggiti dall’altro lato, per piacere sii prudente. Ti stiamo aspettando”. Il rumore della pioggia e dei tuoni va intensificandosi. L’assenza dei genitori causa nel ragazzo una forte sensazione di smarrimento, immediatamente pensa che la prima cosa utile da fare è provare a rintracciarli al telefono o tramite qualsiasi dispositivo elettronico, ma ciò non sembra possibile: uscendo dalla stanza dei suoi genitori, nota che la porta è stata chiusa a chiave dall’esterno. È bloccato e non ha modo di uscire. La tempesta all’esterno è rumore bianco in confronto al suo battito cardiaco. Improvvisamente, alle sue spalle, si palesa un’entità a lui molto familiare: come guardarsi in uno specchio ringiovanente. L’entità è il nostro protagonista, ma appena diciottenne, non ancora totalmente entrato nel famigerato “mondo dei grandi”, non ancora edulcorato dai cosiddetti altri. L’atto finale dello scherzo è il brevissimo discorso recitato dalla giovane entità al sè del futuro; con gli occhi svuotati dovuti all’assenza fisica della propria figura, sussurra: “Solo i codardi si rifugiano negli incubi del passato. Solo i coraggiosi affrontano le decisioni dello scorrere del tempo.” Pietrificato davanti alla sua immagine passata, il nostro protagonista nota che il buio intorno a lui si è tramutato in un oblio dal quale non vi era apparente uscita. Fortunatamente, la mente del nostro protagonista capisce che lo scherzo è andato molto oltre. Apre gli occhi e comprende che è tutto un sogno; apre gli occhi e trova la stessa immensa oscurità presente nella precedente avventura, contornata da una sensazione di alienazione che non può che tramutarsi in un duro attacco di panico. Con uno scatto schizofrenico, esce dalla propria stanza ed apre la porta della camera dei genitori: dormono beati, inconsapevoli dell’odissea distorta vissuta dal figlio. Vorrebbe urlare, vorrebbe far sapere al mondo che è tutto uno scherzo.
Si rimette schizofrenicamente sotto le coperte.
Domani è un altro giorno.