Padre, Figlio, Spirito, Canto

Mio figlio provò a far capolino dall’ovetto, con quel suo piccolo gomitolo di seta bionda, mentre Betta lo trasportava impacciata dalla Passat all’ingresso di Santi Innocenti Màrtiri. Chiusi le portiere assorto. Mio figlio. Un errore di sei chili e mezzo. Uno spermatozoo sin troppo diligente. E quel preservativo che Betta non volle farmi mettere. Glielo avevo comprato pure sottile. Un Durex Contatto. Ma lei niente, voleva sentirmi dentro senza barriere. Disse quella sera: «Non vuoi sentirmi bene anche tu?» No, dannazione. Non volevo. O perlomeno mi bastava così. Io cosa avrei dovuto fare? Imporre il profilattico? Inutile. Probabilmente deleterio. Facemmo sesso senza protezioni. Lei al picco della fertilità. E poi tutto il resto. Il trench di Betta era già sotto l’arco del portale bugnato, che si voltava indietro e sgranava gli occhi verso di me. Diede un pestone a terra col sandaletto firmato. Significava che dovevo spicciarmi. Chicco avvicinava un cerchietto massaggiagengive alla bocca. Poi si mise a piangere senza motivo, lasciando la presa sull’oggetto. Screzi di luce sporca illuminavano la facciata rinascimentale del duomo. Greggi di nuvole stavano muovendo mansueti i loro fiocchi sfrangiati.
Eravamo l’unico battesimo in programma nella mattinata. Riempivamo a malapena due panche e mezza. Il registro delle nascite nel nostro piccolo paese sfogliava nuove pagine con lentezza desolante, ché giovani emigrati con valigie Samsonite popolavano parrocchie nordeuropee, immigrati stipati in 40 m2 adoravano i propri dèi al cospetto di altari naïf, l’ombra del caro-vita scoraggiava le spese per festeggiamenti, la secolarizzazione di massa guidata dai social allevava seguaci del materialismo ateo, questo ed altro, dentro e intorno al Mondo. Però sulla chiesa niente da eccepire. La chiesa era spettacolare. Un corposo profumo d’incenso trasudava resine aromatiche già dalla soglia. Avvolgeva e attirava, come un premuroso padrone di casa che accoglie e rifocilla viandanti sconosciuti. E i raggi dalle vetrate della cupola. Che sfumature magnifiche. Si posavano sui seni strappati di Santa Bibiana, rinfrancandola dai mostruosi tagli di perversi flagelli. Gettai una moneta nella cassetta delle offerte. Tonfo vuoto. Il sacerdote sorrise al nostro ritardo, già contornato da madrina e parenti. Tutti eleganti, tutti contenti. Ci venne incontro. Cominciammo non appena il bimbo si calmò. Alcune letture dall’ambone in rovere. Le nostre deboli promesse. L’impacciata rinuncia al demonio. L’esile candela accesa dal cero. Acqua e olio sulla fronte. Effatà, scandì il prete sillaba per sillaba, mimando solenne il tocco di occhi e bocca. Qualcuno scattava foto. La madrina si squagliava di tenerezza, col bimbo addormentato sul tulle della manica. Il coro intonò uno spiritual commovente, enfatizzando il momento senza prendere tutta la scena. Io e Betta sbalorditi dall’intensità di un rito che avevo onestamente sottovalutato. Che lei aveva desiderato certo più di me, ottenendolo con la ferina astuzia che ogni donna sa. Chicco rimase perfettamente immobile dopo l’infusione. Un breve fiotto tiepido sulla pelle candida. Eppure non diede impressione di indolenza, nostro figlio, quanto di intima consapevolezza. Sembrò quasi essersi riunito ad un pezzo di sé che faceva parte di lui in un altro spazio, in un altro tempo, in un altro modo. Il figlio che appena nato già insegnava al proprio padre. Allora mi chiesi cosa sarebbe successo con un preservativo in più. O cosa non sarebbe accaduto. Vidi in un battito di ciglia due mie vite completamente opposte, che si biforcavano dalla notte in cui Betta decise se usare o meno il profilattico. Una Y che dall’alto assumeva i contorni del cromosoma eletto. Il nostro applauso venne liberato dalla proclamazione finale di Don Giorgio. Mia madre gli porse la dovuta busta, subito divorata dalle pieghe della pianeta bianca. I parenti formarono una fila per il solito teatrino di complimenti, abbracci, baci, Quant’è bello! Com’è buono! Tutto sua madre. Tutto suo padre. Chicco aprì gli occhi, svegliato da un guizzo di sole sulle palpebre. Ci salutò lallando, fissando le nostre sagome agitarsi ridicole di fronte al suo nasetto.

Dove sono? Qualcosa si muove. Cos’è questo rumore? Sei Tu? È duro questo oggetto. Duro e freddo. Piango forte. Ho paura. Ho bisogno di Te. E cos’è questa luce?
Che buon odore. Ma cos’è questo rumore? Voci. Tante voci. Tu ci sei? La luce è forte, chiudo gli occhi. Tante voci. Ora sento anche Te. Mi addormento.
Sogno un liquido caldo su di me. Sogno e non capisco, ma mi piace. Sto bene. Sento la tua voce. La stessa voce che ascoltavo quando ero dentro di Te. Sento una musica. Sto bene. Sogno.
Cos’è questa luce? È lieve e calda. E cos’è questo rumore? Sento tante voci. Tu ci sei? Apro gli occhi. Tante facce. Non capisco. Tu ci sei? Ecco! Ora ti vedo, Mamma.

In quei giorni Daniele aveva trentatré anni quando prese per sé Benedetta, figlia di Gregorio. Fissarono dimora in una piccola casa nella Marsica e cominciarono a vivere assieme e divennero una sola carne. Quando poi si compì per la donna il tempo in cui doveva partorire, ella generò il loro primogenito e lo chiamarono Federico, che significa: potente-nella-pace. Al compimento del quarto mese del pargolo i genitori si recarono presso il tempio per il rito del battesimo in Acqua e Spirito. Tutto il popolo si faceva battezzare, e fu battezzato anche lui. Il Ministro di Dio invocò l’Altissimo e scacciò il serpente antico, chiamato Satana, e rinnovò la fede dell’Assemblea, e impartì la benedizione del Primo Sacramento. Mentre contemplavano in preghiera, il cielo si aprì e lo Spirito Santo discese su Federico in forma incorporea, come colomba di luce. E vi fu una moltitudine di voci che scesero dal cielo in terra annunciando: «Tu sei un figlio amatissimo, in te il Signore si compiace».

“Va’. Dillo sulle montagne”

Gli occhi dei pastori fissi
sui silenziosi greggi notturni,
hanno scorto attraverso le nubi
una luce sfolgorante.

I mandriani hanno tremato smarriti,
quando discesero al suolo
le voci degli angeli
a riverire la venuta del Salvatore.

Ed Ecco! Quando li hanno intesi,
s’inchinarono tutti a pregare.
Poi viaggiarono in gruppi
per adorare il Bimbo.

Adagiato in un lurido trogolo
l’umile Cristo era vivo.
Mandato a noi da suo Padre
per la salvezza del giorno.

Va’. Dillo sulle montagne.
Oltre le vette, in ogni dove.
Va’. Dillo sulle montagne.
Grida che Dio è nato.

Va’. Dillo sulle montagne.
Oltre le vette, in ogni dove.
Va’. Dillo sulle montagne.
Grida che Dio è nato.